Ciao, come state?
Siamo ufficialmente in estate e grazie al solstizio della settimana scorsa abbiamo avuto l’occasione di chiudere dei vecchi cicli e di inaugurane di nuovi. Quando comincia una stagione, per me, è un po’ come capodanno. Un’occasione per ricominciare, per iniziare nuove abitudini, avviare nuovi progetti e pensare a nuove idee. Ogni volta che si comincia con il nuovo è facile, però, restare intrappolati nell’immagine di sé del passato e si può ricadere in vecchie schemi che ci impediscono di essere una nuova versione di noi. Quasi come una condanna (auto-inflitta) a ripetere se stessi e a non cambiare mai. Questo è stato il tema centrale della lettura della settimana scorsa – potete leggerla qui, se non l’avete ancora fatto.
Il cambiamento, invece, è qualcosa che accade comunque, a prescindere dalla nostra volontà. Possiamo scegliere il modo in cui viverlo, ma non possiamo fermarlo! L’Universo provvede a fornirci tutto quello di cui abbiamo bisogno. A volte, però, non è sempre evidente, vero? Credete che la vita sia giusta con voi? Quante volte avete sofferto per non vedervi ricevere quello che avete chiesto? O addirittura per vedere gli altri ottenere quello che volevate voi?
I Tarocchi insegnano che la vera Giustizia non è quella dettata dalle leggi terrene. Ci mostrano anche che non c’è un Dio superiore a giudicare le nostra azioni e i nostri pensieri. Chi lo fa allora? Chi decide che qualcuno può avere tutto o qualcun altro niente?
Questa settimana le carte vi invitano a riflettere non solo sul senso di giustizia e di ingiustizia, ma anche sul senso di colpa o di innocenza con cui vivete la vostra realtà.
Sono giusto verso me stesso? La domanda che pone il primo Arcano della settimana, in realtà è già una risposta. Solo noi abbiamo il potere di giudicare noi stessi e spesso non otteniamo quello che desideriamo perché una parte di noi, nel profondo, non crede di meritarlo. Magari perché non si ha fede in se stessi o perché si sente giudicati per essere in un certo modo. Per scoprirlo è necessario lavorare su di sé e indagare sulle origini di questi limiti, spesso auto-imposti, ma ancora più spesso sviluppati dal contesto famigliare o sociale in cui siamo cresciuti o in cui viviamo ancora. Possiamo anche credere di meritare tutto quello che desideriamo, ma siamo certi che tutte le parti di noi sono d’accordo? Cosa ci hanno insegnato da piccoli?
Giudico tanto gli altri? Prima chiedevo, vi è mai successo di sentire ingiustizia perché avete visto altri ottenere qualcosa che volevate voi e avete creduto che questi non lo meritassero? Secondo quali criteri?
Viviamo in un periodo in cui è “severamente vietato giudicare” e il giudizio di ognuno di noi è praticamente condannato. Soprattutto chi ha fatto una lavoro su di sé, per liberarsi da etichette o pregiudizi, ne è quasi spaventato. L’invito che voglio farvi, invece, è proprio quello di lasciar scorrere tutte le sentenze giudicanti, quando ci sono, che sentite sorgere verso gli altri. Prima di tutto per permettervi di fare qualcosa di “vietato” e giocare un po’ con la vostra personalità, in secondo luogo – anche se ancora più importante del primo – per osservare quali sono i criteri con cui giudicate gli altri.
Giudico troppo me stesso? La prossima volta che si scatenano questi pensieri verso gli altri, o si risveglia in voi quella parte che si erge al di sopra degli altri per giudicarli, bene: osservatevi senza frenarvi. Se scoprite quali sono le armi del vostro giudice interiore, saprete come tenerlo al suo posto, perché è probabile che siano le stesse armi che usa su voi stessi. A volte, si criticano gli altri pubblicamente – in pratica si spettegola – solo per conoscere, tramite le reazioni degli altri, quali siano le loro posizioni. Lo si fa, quindi, per sentirsi più sicuri in un gruppo, così come in una qualsiasi realtà. E così facciamo con noi stessi. Ci mettiamo da soli dei limiti per poterli superare e per mettere alla prova diverse parti noi. Il giudice interiore non deve essere visto come un nemico, però, attenzione. È un alleato, perché se sappiamo discernere il nostro giudizio personale dai condizionamenti esterni dettati da ciò che ci hanno insegnato, possiamo rieducarci ad una visione superiore, non terrena.
Il Papa e Il Diavolo ci mostrano come percorrere il ponte che conduce all’illuminazione: il risveglio dello spirito non si raggiunge rinnegando le proprie parti in ombra o il proprio istinto animale, ma accettandoli e integrandoli. L’Arcano del Diavolo, se riusciamo a guardare la carta andando oltre alla superstizione popolare, vediamo che possiede diversi occhi, perché è in grado guardare in faccia le proprie paure, e ha la lingua (anzi, le lingue) di fuori perché non ha nulla da nascondere.
Quello che più ci spaventa di noi stessi, che spesso vediamo anche negli altri, non va condannato. Va guidato verso la luce perché quello che oggi rappresenta un blocco, un limite o una situazione insuperabile si trasformi liberando così il talento, la passione, l’ispirazione, l’energia creativa, la ricchezza e di conseguenza il successo e la libertà di espressione.
Se avete una scelta da fare, agite al contrario rispetto al solito. Sorprendete gli altri, perfino voi stessi, osando di più. Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere se agissi così? La vostra forza più grande potrebbe nascondersi fra le pieghe di quella parte di voi che avete condannato per tanto tempo e che non vi permettete spesso di essere. Queste parti di cui parliamo, sono solo un aspetto, ma non vi definiscono. Siate abili nello scegliere voi stessi quale parte utilizzare, quando serve, per realizzare voi stessi!
Grazie di aver letto anche questa settimana i Tarocchi della realtà, vi aspetto domenica prossima con una nuova lettura di Tarocchi settimanali e ogni lunedì alle 21 in diretta sulla pagina Facebook. Durante questo fine settimane tornate per leggere anche i Tarocchi di Luglio, come ogni mese, con una carta dei Tarocchi estratta per ogni segno zodiacale.
Per conoscere il mio approccio ai Tarocchi e prenotare consulti personali, andate qui.
Vi auguro una felice settimana,
Alberto
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2 commenti
Luana
26 giugno 2018 at 11:29Grazie, una sintesi molto chiara!
Saper discernere tra ego e Sé superiore richiede una presenza costante. Buon lavoro e di nuovo grazie per la condivisione💞
Alberto
27 giugno 2018 at 11:29Ciao Luana, grazie a te per aver seguito la diretta e per aver commentato questa lettura. La presenza è una chiave fondamentale! Un abbraccio ❤