Tarocchi della realtà

Il Matto: Arcano senza numero o senza tetto

Il Matto: Arcano senza numero o senza tetto

Un incontro con l’arcano più invisibile di tutti: Il Matto

L’ho trovato lì, davanti alla saracinesca di un negozio chiuso. Seduto per terra, con le gambe incrociate. Accanto a sé una lattina di birra, sotto di sé un libro. Indossava una maglia dello stesso colore della saracinesca, un giallo sabbia, slavato e cittadino. L’intera figura sembrava assorbirsi nei toni dello sfondo. Era come se stesse lì da sempre. Non nascosto, ma dissolto nel paesaggio.
Si confondeva.
Non per scomparire – ma perché nessuno lo notasse davvero.

È così che lo vogliamo, no? Invisibile. Parlo al plurale, parlo per la società: ci piacerebbe che queste presenze non esistessero. Che non dormissero sui marciapiedi, non bevessero alle 10 del mattino, non portassero addosso quell’odore di cose perse.
Ci infastidiscono.
Non tanto per ciò che sono, ma per ciò che risvegliano in noi.

Mi sono fermato a scattargli una foto, perché qualcosa in me lo aveva già riconosciuto.
Non era un uomo qualunque. Era un Matto. L’archetipo del vagabondo, del fuori schema, dell’uomo che cammina ai margini.

Lettura dei Tarocchi capricorno 2018

Nel mazzo dei Tarocchi, Il Matto è l’unico arcano maggiore senza numero. Non è né il primo né l’ultimo. Non ha collocazione, non segue alcuna logica progressiva. È la carta zero – senza numero, proprio perché non può essere contenuta.
Zero come potenzialità pura: può diventare tutto… o nulla. Un inizio che non garantisce alcun arrivo. Una libertà che può sfociare nella saggezza oppure nella follia. E questa ambivalenza ci spaventa.

Nel suo libro Jung and Tarot: An Archetypal Journey (Red Wheel/Weiser, 1980), Sallie Nichols scrive:
“Jung sottolineava spesso la differenza tra un simbolo e un segno. Un segno indica un oggetto o un’idea specifica. Un simbolo, invece, rappresenta qualcosa che trascende ogni specificità e racchiude in sé molti opposti apparenti.” Il Matto non è un segno di qualcosa: è simbolo di tutto ciò che sfugge alla definizione. Porta con sé il paradosso: è l’ingenuo e il folle, il bambino e il vecchio, il mendicante e il potenziale illuminato.
Quando lo incontriamo nella realtà – sotto forma di un senza tetto, di un nomade, di un artista di strada, di un tossico, di un eccentrico – la nostra reazione dice molto più di quanto pensiamo.

La nostra risposta emotiva al Matto rivela il nostro rapporto con l’invisibile, con il margine, con il non-controllabile. E allora mi sono chiesto: cosa prova ognuno di noi davanti a quest’uomo addormentato sulla soglia?
Siamo a disagio. Ma perché?
Forse perché il Matto rappresenta una possibilità latente in ognuno di noi.
Un punto di rottura con l’ordine.
Una libertà che, se presa sul serio, potrebbe destabilizzare tutto.

Non è un caso che, nella simbologia alchemica, il Matto sia connesso al fuoco primordiale, all’inizio del processo di trasformazione. Distrugge le apparenze per rivelare il vero. Ma quel vero, molto spesso, preferiremmo non vederlo.

Un esercizio simbolico: come riconnettersi a Il Matto

Non è necessario tirare una carta. A volte l’archetipo, come la poesia, lo possiamo incontrare per strada.

La prossima volta che vedi un senza tetto, prova a non abbassare lo sguardo.
Non devi per forza offrirgli qualcosa, né parlare con lui.
Ma fermati. Osserva. Rifletti. Cosa provi?
Vorresti nutrirlo?
Vorresti portarlo da un barbiere per “rimetterlo in ordine”?
Vorresti ascoltare la sua storia?
O vorresti, semplicemente, che fosse altrove?

Non c’è una risposta giusta.
Ma c’è un archetipo che ti parla, se sai ascoltare.

 

Fotografia: © Alberto Manieri
Tarocchi: © Jodorowsky-Camoin

Alberto

Incontro le persone che vogliono scoprire il perché di ciò che accade nella loro vita per poter essere liberi di creare la propria realtà. Leggi tutto...

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