Interprete di realtà

Io sono tutto e niente

Io sono tutto e niente

Io sono tutto e niente ∞

Chi sei?

Quante volte ricevi questa domanda, fatta più o meno superficialmente?

Quanta presunzione, a volte, nel pronunciare il nostro nome davanti alle parole “io sono!. Abbiamo un nome, ma siamo molto più di due, tre o quattro parole. Noi siamo anche la storia della nostra famiglia, dei nostri antenati.

Quante volte assumi comportamenti simili a quelli di tua madre o di tuo padre e, solo dopo averlo fatto – nel migliore dei casi – ti accorgi di ripetere quasi automaticamente un modo di essere che non ti rispecchia davvero?

Nella maggior parte dei casi non ce ne accorgiamo neanche perché queste modalità appartengono a persone della nostra famiglia che neanche conosciamo. È più facile riconoscere le dinamiche dei nostri genitori o tutori quando abbiamo vissuto con loro perché sono i nostri modelli, li imitiamo da ché siamo venuti al mondo.

È importante fare una ricerca genealogica interrogando i nostri cari ancora in vita, perché potremmo scoprire di non essere chi crediamo di essere… e al tempo stesso, di essere molto di più di quello che pensiamo.

Dai nostri antenati abbiamo ereditato molto più della forma del naso, del colore della pelle o dei capelli: tutto il loro bagaglio emotivo, intellettivo e spirituale fanno parte di noi. E così loro hanno ereditato lo stesso dai loro antenati e via dicendo, fino a perdersi nella notte dei tempi. Quanti di noi hanno il privilegio di conoscere l’origine del proprio lignaggio?

“Io sono” molto più del mio nome. Sì, mi chiamo così, ma sono l’ultimo frutto di un albero che è nato insieme all’umanità, forse.

Se il modo di pensare, di lavorare, di relazionarmi, di giocare, di fare l’amore, di parlare e molti altri aspetti non rappresentano me, allora io… chi sono?

Hai mai fatto caso a ricorrenze, eventi nella tua vita che si ripetono in concomitanza con compleanni o anniversari, di nascita o di morte, degli antenati? Sembrano eventi apparentemente inspiegabili, ma molto spesso tutto è riconducibile alla lealtà riposta, più o meno consapevolmente, nei confronti dell’albero genealogico. Ci sono dei fili invisibili che ci legano al nostro albero.

Liberiamoci dai bagagli ereditati che non ci appartengono: per iniziare, è importante avere delle foto nostri antenati, per ricordare chi erano e rispettare il loro passaggio su questa terra, ma è importante conoscere soprattutto la loro storia, i loro sogni, le loro scelte, le loro paure, il loro impatto sul mondo.
Se non li conosciamo, non possiamo riconoscerli nel nostro modo di essere, non possiamo liberarli e non saremo liberi nemmeno noi perché continueremo ad agire per conto loro, mantenendo promesse fatte nei secoli, di cui non siamo a conoscenza, continuando a rinnovare patti suggellati anni fa e inseguendo una ricerca iniziata da loro, ma che forse non ci appartiene più.

Chi sono io?

La foto che ho scelto per la copertina del post si chiama “io sono chi erano loro”. Siamo sicuri che sia proprio vero?

Loro sono i custodi dei nostri geni, formano parte della nostra personalità, ma credo fortemente che la nostra essenza sia molto di più.

Per scoprire chi sono veramente continuo a ripetere un mantra ogni volta che riconosco, in me, un agire che non mi appartiene.

«È una parte di me, ma non sono io.»

Alla fine non resterà nulla di noi. Forse, noi siamo proprio ciò che resta. Tutto e niente.

Un abbraccio,

Alberto

 

 

© Fotografia in copertina di Ashley Gilreath – I Am Who They Were

Alberto

Incontro le persone che vogliono scoprire il perché di ciò che accade nella loro vita per poter essere liberi di creare la propria realtà. Leggi tutto...

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